SRI RAMAKRISHNA

SRI RAMAKRISHNA

Sri Ramakrishna nasce il 18 Febbraio del 1836 con il nome di Gadadhar.

Un giorno, all’età di 11 anni, Gadadhar si stava recando in un villaggio vicino, quando, attraversando un campo di grano, ebbe una visione di Gloria in Dio e, persa la coscienza dei sensi, entrò spontaneamente in quello stato supercosciente chiamato samadhi.

Sri Ramakrishna trascorse la maggior parte della sua esistenza a Dakshineswar, una cittadina nei pressi di Calcutta, in un grande tempio-giardino dedicato alla “Mamma” Kali.

Giorno e notte ripeteva; Madre! O Madre! Vedeva la divina Kali in una pietra, in un ceppo o in una statua, tutto era un’espressione di Kali, tanto da essere definito “il folle di Dio”.

Spesso diceva: “O Madre, io non conosco le Sacre Scritture, io ascolterò solo le Tue parole, istruiscimi”. Sri Ramakrishna dava il dolce nome di Madre all’Essere Supremo, all’Assoluto che trascende ogni pensiero e ogni concezione di spazio e di tempo.

Una volta, la Madre Divina gli rispose in questi termini: “Tu ed Io siamo una sola cosa. Che lo scopo della tua vita in questo mondo sia la devozione profonda (bhakti) a Me. Passa alcuni giorni in questo mondo per il bene dell’umanità. Verranno a te molti devoti”.

Nonostante questa intima fusione con il divino, sotto l’ipostasi della “Mamma Kali”, Sri Ramakrishna, nella sua esistenza divina ebbe due insegnanti che lo aiutarono ad approfondire e a prendere coscienza del significato profondo dei sui vissuti.

La sua prima insegnante fu la Bhairava Bramani. Appena vide Sri Ramakrishna, ella iniziò a piangere ed esclamò: “Figlio mio, ti cerco da così tanto tempo”. La Bhairava ascoltò le confessioni di Ramakrishna sui tormenti fisici, mentali e dell’anima che viveva, ella lo illuminò dicendogli di non disperare ma di gioire, perché stava realizzando spontaneamente le più alte vette della sadhana, così com’era scritto nei testi “bhakti” tradizionali. Lo aiutò quindi a ripercorrere tutti i suoi vissuti, questa volta sotto la luce della consapevolezza che derivava dalla conoscenza dei testi sacri “bhakti yoga” e “tantra yoga”, intesi qui come trasmutazione e sublimazione delle energie che portano a vivere lo stato ineffabile di fusione con il divino, attraverso la devozione profonda e l’amore puro che manifestava Sri Ramakrishna per la sua “Mamma Kali”.

Ramakrishna realizzò così lo stato di liberazione attraverso la conquista del Dio personale.

L’altro insegnante di Ramakrishna fu Tota Puri (l’uomo nudo), uno straordinario asceta vedantico che quarant’anni di rigida disciplina avevano condotto allo stato di rivelazione ultima.

Tota Puri insegnò a Ramakrishna a staccare la mente da tutti gli oggetti dei sensi e ad immergersi in seno all’Atman attraverso lo “jnana yoga”, lo yoga della discriminazione, che porta, attraverso l’eliminazione di tutto ciò che non è reale, a percepire la realtà ultima.

Ramakrishna non aveva nessun problema a staccare la mente da ogni oggetto, sensazione, vissuto, ma quando arrivava sulla soglia dell’Assoluto, l’amore profondo per la “Mamma Kali” lo tratteneva dal compiere l’ultimo passo. In una di queste occasioni, Tota Puri prese un pezzo di vetro e lo inferse tra le sopracciglia di Ramakrishna dicendo: “concentra la mente solo su questo punto”. Apparve allora l’immagine di Kali, questa volta però, tramite la capacità di discriminazione che usò come una spada, Ramakrishna tagliò in due l’immagine mentale della “Mamma Kali” fondendosi ineffabilmente con il Dio impersonale, l’Assoluto.

Ramakrishna era entrato nel “nirvikalpa samadhi”, in un giorno aveva realizzato ciò che Tota Puri aveva ottenuto in quarant’anni di dura disciplina.

Ramakrishna ebbe molti santi discepoli, primo fra tutti Swami Vivekananda, che diffusero il suo insegnamento in tutto il mondo.

Egli aveva la natura di un bambino, puro, gentile, affettuoso e sempre pieno di gioia. Andava frequentemente in samadhi, in cui era consapevole solo di Dio. Praticò direttamente i diversi sentieri spirituali, dall’Induismo, all’Islamismo, al Cristianesimo, e prese coscienza, sperimentandolo direttamente, che conducono tutti allo stesso Essere Supremo, DIO.

GLI INSEGNAMENTI DEL MAESTRO

Ramakrishna non è sicuramente l’unica grande personalità religiosa che l’India abbia espresso, dall’alba dei secoli, sulle rive dei sui sacri fiumi o alle falde delle sue imponenti montagne. Una folta schiera di asceti e santi lo ha preceduto ed ha espresso i suoi stessi principi, ma in lui c’è qualcosa di nuovo, c’è una devozione spontanea per tutte le manifestazioni del divino, sotto qualunque forma e simbolo possa apparire, un rispetto incondizionato per ogni cuore che sinceramente innalza la propria preghiera a Dio, qualunque nome Egli possa avere.

Ramakrishna non ci dà nessun nuovo credo ma un amore rispettoso, fraterno per tutte le religioni. Lo spirito fedele dell’essenza di Ramakrishna viene espresso dalla parola armonia, armonia di tutti i pensieri e di tutti i viventi, perché siamo tutti figli dello stesso Padre e della stessa Madre.

La comprensione del vissuto di Sri Ramakrishna trapela da questo suo canto, in cui esprime la gioia che la Madre (il Dio personale che crea, preserva e distrugge) sente nella comunione con il Dio Impersonale o Assoluto.

IL GRANDE MISTERO
In compagnia dell’Assoluto, oh Madre! Tu sei sempre immersa nella pura gioia.
Tu sei fortemente ebbra con il vino di quella gioia.
Tu stai barcollando, ma non perdi il Tuo punto di appoggio!
L’Assoluto, Tuo sposo, giace steso e non si muove.
Tu sei in piedi sul Suo petto e sembra che hai perso ogni controllo di Te.
L’universo trema sotto il peso dei Tuoi piedi.
Furibondi sono i Tuoi sguardi, e anche quelli del Tuo sposo.

Varie citazioni di Sri Ramakrishna che esprimono il suo insegnamento:

“E’ nato invano colui che, avendo il raro privilegio di essere nato uomo, è incapace di realizzare Dio in questa vita”.

“Ben pochi uomini comprendono che lo scopo della vita umana è vedere Dio”.

“Meditate sulla saggezza e la beatitudine eterne, e troverete la Beatitudine. Questa è eterna, ma è occultata e oscurata dall’ignoranza”.

“Così come una lampada non può dar luce senza olio, nessun uomo può esistere senza Dio”.

“L’anima incatenata è l’uomo, ma quando essa è slegata dalle catene di Maya, è Dio”.

“La libertà verrà a voi quando il vostro ego svanirà e voi vi immergerete nella Divinità”.

“La conoscenza che purifica lo spirito e il cuore è la vera saggezza. Tutto il resto è ignoranza”.

Il giorno 16 Agosto 1886, all’una e due minuti del mattino, Sri Ramakrishna “improvvisamente trasalì con un brivido, fissò gli occhi sulla punta del naso e sorrise, era in samadhi”, in realtà era nel Mahasamadhi, ovvero nel samadhi finale, in cui chi ha la conoscenza del Brahman lascia il corpo fisico.